Tutto è iniziato quando mentre ero a Milano in Italia ho ricevuto un messaggio dalla compagnia aerea Lufthansa, con il quale mi annunciavano che il mio volo era stato cancellato.
Dopo qualche minuto di panico sono riuscita a prenotare un volo per il giorno successivo e ho anche prenotato una camera allo Sheraton Hotel di Malpensa.
Sollevata e rilassata, sono uscita per andare a cena in un ristorante vicino Cadorna, che serviva cucina piacentina.
Bevono vino in una sfera di ceramica, un po’ come nella cerimonia giapponese del tè.
Dopo un antipasto misto di salami e prosciutto, ho preso un piatto di polenta con carne di cavallo macinata, ambedue erano ottimi.
Soddisfatta, sono andata allo Sheraton con il Malpensa Express e, una volta aperta la porta, sono rimasta letteralmente shoccata da quante persone ci fossero in fila lì.
Era esattamente come al banco del check-in all’aeroporto.
Anzi, era peggio, dato che la fila non scorreva per niente.
Ho chiesto se ci fosse un altro posto per fare il check-in per quelli che avevano già prenotato, la maggior parte delle persone erano state mandate dalla EasyJet che aveva cancellato il volo all’ultimo momento.
E’ interessante che la Lufthansa ha evitato di pagare l’hotel ai passeggeri decidendo la cancellazione abbastanza in anticipo, così che questi avrebbero potuto organizzarsi le coincidenze per proprio conto).
Lo staff della reception ha risposto che non avevano un momento per organizzare file separate, ma dopo un po’ è sbucato fuori un altro membro dello staff ed è stata formata una nuova fila per i clienti che avevano prenotato.
Ottenuta la chiave, sono salita al primo piano.
Lo spazio di fronte agli ascensori era molto ampio, il che mi ha ricordato l’hotel Kiev a Mosca, anche se il soffitto dello Sheraton non era così alto.
Ho dato uno sguardo intorno, ma in un primo momento non sono riuscita a trovare nessuna camera.
Chiedendo in giro, ho scoperto che tutte le camere si trovavano dietro una pesante porta che sembrava un’uscita d’emergenza.
E’ un grandissimo hotel con circa 400 camere, il che significa bisogna camminare abbastanza per raggiungere ogni posto.
Alla fine ho trovato la stanza 1109.
La stanza sembrava bella, ma era fredda.
Ho premuto il bottone dei radiatori e ho provato a chiudere la tenda che era fatta di un materiale tipo una specie di metallo, ma una parte di questa è caduta… Al contempo, la temperatura nella stanza era di13° e non saliva molto.
Ho aperto il tabulatore dell’acqua calda, ma questa non si riscaldava.
C’era una strana porta sul soffitto che era stata progettata per rimanere leggermente aperta tutto il tempo e un’aria molto fredda entrava da lì.
Ho telefonato e ho aspettato.
Sono uscita per trovare qualcuno e ho aspettato.
Alla fine è arrivato un uomo che mi ha detto di aspettare al bar in modo che avrebbero potuto trovarmi un’altra stanza.
Ha detto:”Quest’hotel ha aperto solo due mesi fa e ancora non sappiamo cosa funziona e cosa no”.
Beh, un hotel non si dovrebbe aprire dopo aver controllato tutto? E’ forse questo il modo di operare delle avide compagnie americane?
Andando verso il bar, ho visto una donna seduta sul pavimento che si lamentava che la sua chiave non funzionava e stava aspettando da moltissimo tempo che arrivasse qualcuno.
Anche un altro stava reclamando perché internet non funzionava.
Ovviamente il servizio al bar era lento… a quel punto nulla mi aspettavo nulla.
Quando il limoncello è arrivato, l’uomo è tornato indietro dicendomi che mi avevano dato una stanza migliore con colazione inclusa.
Bene.
Andando alla mia nuova camera, al terzo piano ho trovato una porta che non si chiudeva bene.
Era diventato come un gioco, notare quanti difetti avesse questo hotel.
Comunque, la stanza era più grande e più calda, anche se il fermaporta era rotto e il questionario di gradimento era già stato compilato dagli ospiti precedenti.
Finalmente sono andata al letto.
La mattina, sono andata a fare colazione e non c’era lo staff, per di più ogni tavolo era sporco.
Ho visto una signora addetta alla pulizia delle stanze e così le ho chiesto spiegazioni in merito, ma lei non sapeva niente.
Così mi sono fatta spazio alla fine del bancone, dove erano esposti alcuni cibi, ho bevuto un cappuccino e ho mangiato un croissant in piedi.
Bene, non è forse questo un modo di fare italiano?
Quando ho fatto il check-out mi sono lamentata un po’ alla reception.
L’addetto mi ha risposto: “ Per favore, scriva e si lamenti con i direttori, altrimenti non migliorerà mai nulla”, aveva un’aria triste e stanca.
Sia l’addetto di oggi che quello di ieri sembravano tristi e soli, anche se in un modo affascinante.
Non deve proprio essere un bel posto dove lavorare.