Quella sera a Nizza in Francia desideravo mangiare pesce e sono andata in un bistrò che si chiama “Les Viviers” che mi era stato raccomandato e prenotato dalla reception dell’hotel.
Secondo la receptionist, bistrò e ristorante sono in sostanza la stessa cosa.
Questo bistrò era un tipico ristorante antico, in cui si respirava una bella atmosfera un po’ confusionaria.
Tuttavia, la cameriera non era molto brava.
Nei ristoranti in Italia ci sono camerieri molto esperti e svolgono con orgoglio il proprio lavoro, ma quelli di questo bistrò avevano le occhiaie sotto agli occhi, erano pieni di rabbia e lavoravano in modo sbrigativo.
Ho pensato questo perché, sebbene avessi chiesto del vino bianco, mi è stata immediatamente aperta una bottiglia di vino rosso.
Quando ho le fatto notare l’errore ha fatto una faccia incredibilmente fastidiosa.
Inoltre, anche i prezzi erano alti.
Anche la clientela si dava delle arie.
Bèh non posso negare che quello che abbiamo mangiato (orate, ostriche, capesante e soufflé al cioccolato) era tutto molto buono.
Però, se mangi al ristorante non è solo sufficiente che sia buona la cucina.
Io penso che anche l’esperienza vissuta abbia un valore e, ad essere onesti, questa cena mi ha lasciato insoddisfatta.
Dopo cena sono andata un’altra volta al mare.
Qui, sul litorale mediterraneo non faceva freddo e numerose persone stavano passeggiando.
Il Giorno successivo ho deciso di andare ad Eze.
Dato che la sera precedente la receptionist dell’hotel mi aveva ricercato la posizione della stazione, il numero dell’autobus e gli orari, ho creduto di poter andare tranquillamente senza alcun problema.
Stavo anche pensando che se avessi avuto del tempo libero sarei potuta andare anche a Monaco.
Ma, alla stazione c’erano i lavori in corso e alla fermata non c’era il numero dell’autobus che dovevo prendere.
Quando ho provato a chiedere ad una signora che stava guardando insieme a me l’indicazione dove vi erano i lavori, mi ha detto che c’era scritto che si poteva andare con il tram in un posto in periferia.
Così ho provato ad andare lì.
Ma c’era l’ingresso dell’università e non sono riuscita a vedere nessuna stazione degli autobus.
Ho provato a chiedere ad una signora che stava lì e mi ha risposto in maniera seccata “di là”.
Ho seguito l’indicazione e c’era sì una tranquilla stazione, ma il numero del mio autobus non c’era.
A quel punto cambiando idea ho pensato “Non c’è modo, vado con il treno” e così sono tornata in città con il tram.
Ho chiesto informazioni all’ufficio turistico della stazione.
Per sicurezza mi sono informata in merito a ciò che mi era venuto in mente e, anche andando ad Eze in treno, dato che la stazione si trovava ai piedi del villaggio, per poterlo raggiungere ci voleva un’ora e così mi è stato consigliato l’autobus.
Inoltre, la fermata dell’autobus si trovava vicino alla stazione dei tram dove ero stata poco prima.
Caspita, quindi era quella la strada! Tra l’atro, da Nizza ed Eze, dato che sono vicine, l’autobus costa un euro.
Eze è un villaggio dove sono ammucchiate numerose case che circondano un piccolo colle.
Sulla cima c’è un giardino botanico e da lì la vista era spettacolare.
Dato che ero in ritardo sulla prenotazione sono arrivata in fretta al ristorante.
Non ho trovato subito il posto indicato sulla mia guida, ma poi sono entrata ed era ben in vista.
C’erano già dei clienti giapponesi.
Dopo sono entrate delle persone tedesche americane e francesi e poi ancora degli asiatici che sembravano giapponesi e che hanno preso un tavolo per 6 persone.
In quel momento il cameriere senza farsi vedere dai clienti ha fatto una faccia disgustata nei loro confronti, ma io me ne sono accorta e questo mi ha offesa molto.
Anche qui quello che ho mangiato (stufato di coniglio, con contorno di uova alla stracciatella) era buono e anche l’ambiente in stile “grotta” era bello, ma mi ha lasciato un retrogusto amaro.
Alla fine, Eze non è solo una meta turistica famosa in tutto il mondo, è davvero bella.
E’ anche piena di negozi di souvenir.
Da una signora che vende articoli in pelle fatti dal marito ho comprato un grande ciondolo.
E’ stato molto divertente.
Poi, scendendo il colle, lungo la strada ho trovato a Fragonard, un profumo che si chiama “Miranda”.
Era proprio un profumo dolce che fa per me.