La mattina successiva, quando sono uscita, la città di Lisbona era tornata a vivere.
Lungo una strada colma di negozi di marca camminavano con aria trionfale numerose persone dall’aspetto benestante e l’impressione di una città disagiata e tormentata dai debiti che avevo avuto si è completamente modificata.
Durante la mattina, dato che avevamo tempo, ho lasciato i bagagli all’hotel e sono andata a prendere l’ascensore che si chiama San Giusta e che è stato costruito alla fine del XIX secolo.
Essendo questa una città con molte salite, anche gli ascensori sono mezzi di trasporto. Anche il telaio esterno, una sorta di scatola di legno antica ben decorata, era molto suggestiva.
Il panorama dall’alto era senza pari, ma faceva freddo. Da sopra la collina sono scesa a piedi, passeggiando e gironzolando con calma. Mi sarei voluta precipitare a fare shopping ma dato che era presto, mi sono trattenuta.
Quando siamo tornati in albergo a prendere le valigie, alla reception non c’era più la persona della mattina che era stata sostituita da un ragazzo molto allegro.
Appena gli ho detto che stavamo andando ad Evora, dato che lui era originario di una zona lì nei paraggi, ci ha dato numerosi consigli dicendo: “Questo è da non perdere, questo nemmeno, e così via…”.
Per quanto riguarda i ristoranti che ci ha consigliato, ha cercato una mappa su internet e ci ha segnato la loro posizione.
Non era solo un fatto lavorativo, che sarebbe stato naturale, lui ci voleva spiegare ciò che conosceva e mentre lo faceva trasudava di passione. La camera era piccola, il bagno non profumava, l’hotel mi aveva dato una forte impressione negativa, ma grazie a lui è migliorata.
Ad Evora siamo arrivati tranquillamente dopo circa un’ora e mezza. Questa volta l’hotel era lussuoso, un antico monastero ristrutturato, che si chiama Pousada dos Loios.
Era il migliore di questo viaggio.
Fatta eccezione per lo spiffero freddo che soffiava nel bagno e nella camera d’attesa, per il fatto che la televisione fosse montata non so perché un po’ in pendenza e per l’acqua che sgocciolava sul pavimento dalla parte inferiore della vasca da bagno (in definitiva, un po’ pericoloso), era perfetto, compresa l’ubicazione.
Quando siamo arrivati non avevano ancora finito di preparare la stanza, così ho lasciato i bagagli e siamo usciti subito per fare una passeggiata. Evora è una città in cui ci sono numerosi palazzi con muri bianchi a bordi gialli.
Dato che avevo letto sulla mia guida che era una città con una lunga storia, a partire dall’epoca romana, ho immaginato fosse una città solenne, ma in realtà mi trovavo davanti una città universitaria.
Nella centrale Placa de Giraldo, alcuni signori anziani stavano facendo un falò con un albero che era stato tagliato.
Sapevo che il Portogallo fosse una zona produttrice di sughero, ma era strano che una cosa del genere accadesse nei pressi del centro città. Si vendevano numerosi prodotti fatti di sughero come borse e scarpe.
Il primo giorno l’ho dedicato solo a guardare le vetrine dei negozi, ma ho pensato che era solo una questione di tempo prima di comprare.