Muri bianchi ad Alentejo

La colazione dell’hotel  che era un monastero, si faceva in una stanza alla fine di un corridoio che si affacciava sul giardino.

Non so di che stanza si trattasse, ma tutti i clienti sembravano entrarci.

In particolare ho notato dei Francesi.

Anche le persone dello staff dell’hotel di Lisbona parlavano fluentemente Francese, e ho pensato ci fosse un profondo legame tra Francia e Portogallo.

Dopo aver mangiato ho esplorato l’interno dell’hotel.

La mia stanza aveva una forma diversa, ma credo che nell’edificio principale le stanze private delle monache siano state trasformate in camere per i clienti.

Quel giorno ho esplorato la città di Evora per tutta la giornata.

Ho camminato tutto il giorno in giro per la città seguendo la mappa che avevo ricevuto all’ufficio turistico.

E’ una città piccola, ma se si tiene conto delle pendenze, le distanze non sono da sottovalutare.

Era un percorso semplice ma, dato che in questa città ci sono ovunque strette viuzze tra case tutte uguali con muri bianchi e bordi gialli, ci sono salite e discese, qualche volta mi sono anche persa.

Tuttavia, l’ho completato tutto.

Da quando sono arrivata in Portogallo, si sono susseguiti giorni sereni.

C’era un forte contrasto tra i muri bianchi e il cielo azzurro, così ho scattato delle fotografie.

Mi hanno sorpreso molto le pareti di una chiesa dove sono entrata quasi per caso che erano piene zeppe di piastrelle.

A differenza di Porto e Lisbona, non ci sono piastrelle sui muri esterni, ma forse ci sono anche all’interno delle case private.

Non è che questo sia dovuto all’influenza della cultura islamica? Oppure non vi è nessun legame?

Il ristorante che ci aveva consigliato il ragazzo di Lisbona evidentemente era chiuso per le vacanze di Natale, così cambiando meta siamo entrati in un altro che mi sembra si chiamasse Ristaurante Cozinha de Santo Humberto. Mi ha ricordato un ristorante in cui sono stata, in Spagna, ad Ubeda.

Anche l’atmosfera della città assomiglia un po’ a quella di Ubeda.

Il pranzo.

Prima di tutto, sebbene non avessimo chiesto nulla, ci hanno portato tre piatti di antipasti.

Il piatto a base di uova di pesce era buono e quando abbiamo chiesto maggiori informazioni al cameriere che sembrava molto serio, ci ha portato una sorta di enciclopedia e ci ha fatto vedere queste uova di pesce.

Fondamentalmente erano di merluzzo.

Come portata principale ho preso carne di anatra con riso e penso che incredibilmente fosse stata cucinata al forno, un piatto molto pesante, mi era stato consigliato.

Il sapore era buono, ma davvero troppo pesante.

Anche il pan di spagna che ho preso per dessert era molto pesante.

Il regalo ricordo da questo paese per le persone a cui piacciono le cose dolci si dice siano le Castelle.

Il pasto è stato pesante, ma io ho anche mangiato tre portate.

Ho anche bevuto un bicchierino di Porto come vino da dessert.

Dopo pranzo con lo stomaco pieno e pesante ho visitato la Cattedrale e il Palazzo che si trovavano nelle vicinanze del ristorante.

Nella Cattedrale c’era scritto in giapponese.

“8 settembre 1584, la prima delegazione proveniente dal Giappone e composta da 4 persone, Itō Sukematsu, Hara Nakatsukasa, Nakaura Jingrō e un altro, ha ascoltato qui un’esibizione di organo che a quell’epoca era raro ascoltare in tutta Europa”.

Guardando con attenzione la data sull’incisione, ho avuto subito l’impressione che tra gli ambasciatori mancava il nome di uno che invece è riportato nei libri di testo.

In altre parole, “l’altra persona” è Chijiwa Miguel.

Il fatto che non ci sia il suo nome, non è forse dovuto al fatto che lui abbia abbandonato il cristianesimo? Ho fatto delle ricerche, ma il suo nome d’infanzia non si conosce.