Diario di viaggio 6° giorno: verso Varadero ( Cuba )
All’alba lo shock della sera precedente era completamente svanito ed ho fatto colazione davanti ad un portico dove si erano radunati dei gruppetti di gatti.
Successivamente, ci è venuti a prendere un tassista che sembrava aver superato l’età di pensionamento.
Dato che sembrava un po’ rigido l’ho scongiurato disperatamente e ci ha accompagnati a fare un giro al mausoleo di Che Guevara, dove non ero potuta andare il giorno prima.
Mi è tornato in mente non so per quale motivo che per il socialismo, dove ci sono numerosi ed ampi spazi inutilizzati, anche se è bello, è vietato andarci.
Il Che è diventato il simbolo delle forze ribelli in tutto il mondo.
Anche noi che non abbiamo profondi legami con sentimenti di ribellione, indossiamo t-shirt con stampato il viso del Che.
E altro ancora.
Mi chiedo se anche Bin Laden, che è stato ucciso dalla C.I.A., in un prossimo futuro seguirà la sua stessa strada.
Sonnecchiando, sono arrivata a Varadero.
Lungo la strada ho oltrepassato numerose cittadine dall’aria tranquilla.
A mano a mano che mi avvicinavo a questa città, aumentava il numero di fantastiche auto d’epoca americane e mi è venuto da pensare che si trattasse di una città ricca dove ci sono le possibilità economiche per riparare le macchine.
Forse a Varadero si sono arricchiti con il denaro dei turisti stranieri che vengono attirati qui.
L’hotel Blan in cui ero alloggiata me ne ha ricordato uno di Gerba in Tunisia.
Era un resort-hotel.
Purtroppo la veranda del 12° piano ridava sull’entroterra, ma sporgendomi un po’ sono rimasta di stucco! Il mare era di colore fosforescente tanto da pensare che non fosse naturale.
Questa era la seconda volta che mi stupivo durate questo viaggio, la prima era stata per via dei granchi.
In questo hotel c’era l’all-inclusive, in altre parole si poteva mangiare e bere a volontà gratuitamente.
Al momento del check-in mi hanno fatto indossare un braccialetto come se fossi un detenuto.
Questo testimoniava che eravamo clienti di questo hotel.
Prima di avviarmi verso la spiaggia fluorescente ho fatto un pranzo a base di gamberi e patate fritte nel bistrò a bordo piscina.
Era gratis e confortevole.
La maggior parte dei turisti erano canadesi.
Ma qui è il posto dove volevo andare?? Fino ad ora non ho mai avuto la sensazione di essere a Cuba.
Sono andata verso il mare.
Era talmente limpido che sebbene il cielo fosse sereno, mi ha dato l’impressione di essere scuro.
Ero lontana dalla realtà come un quadro di un pittore surrealista.
Ho bevuto un cocktail che era un misto di rum e succo di cocco e mi sono goduta la mia vacanza surreale.
Non è forse vero che le vacanze sono un po’ irreali?
Dato che quello era un hotel raffinato, per cena ho pensato di vestirmi in modo elegante con un abito intero, ma non ce n’era bisogno.
I Canadesi, come gli americani, non hanno buon gusto.
Penso che gli originari del Canada siano diversi rispetto agli statunitensi, ma se li guardi a fondo non lo sono poi così tanto.
Entrambi parlano americano, sono grassi e usano un alto tono di voce.
Beh, comunque le persone che vengono a fare una vacanza all-inclusive sono più o meno simili in tutto il mondo.
L’aragosta che ho mangiato per cena aveva un cattivo odore, ma non mi è importato perché era buonissima.
Dopo cena ho dato un’occhiata furtiva al piano bar dove stavano dando uno spettacolo di canto e danza.
Anche qui ho bevuto due cocktail gratis.
E ho ballato la salsa…