L’itinerario a piedi della mia guida prevedeva di scendere dal tram a Largo da Garcia e vedere prima di tutto il panorama dalla collina ma dato che lì c’erano dei lavori in corso, mi sono accontentata di visitare il sito successivo.
Il secondo posto da visitare era la chiesa di Vincenzo e sulla guida c’era scritto che ha delle splendide piastrelle, ma anche quando sono entrata non c’era niente di simile.
Quindi ho domandato ad un prete che stava lì e, essendo chiuse in quel giorno sia la torre sia la parte principale della chiesa, questi mi ha risposto: “Venite domani”.
Inoltre, anche il Pantaneo era chiuso, ma senza perdermi d’animo ho continuato a camminare allegramente.
Forse grazie al sole.
Mi sono goduta appieno la città.
Il problema era il pranzo.
Dato che i ristoranti principali erano chiusi, sono entrata in una caffetteria affollata da turisti, vicino all’entrata di Castro e ho preso una torta estremamente dolce, un cappuccino e una cosa per pranzo.
Finito di mangiare, andando nella direzione opposta del castello, ci siamo imbattuti nell’insegna di una vineria.
Era aperta.
Quindi, abbiamo riordinato vino e dessert qui, integrando il pranzo di prima.
Qui, In particolare il vino, si beve accompagnato da stuzzichini quali il pane e famose sardine locali in scatola.
La cosa particolare è stata che c’erano solo le uova di sardina, ma il sapore era del tutto simile a quello delle sardine stesse.
Era un piccolo locale ma gestito da una sola signora di mezza età.
Dato che si trovava proprio al di là della strada, mi ha preso un po’ di sconforto nel pensare che siamo avevamo pranzato nella caffetteria di prima.
Comunque, ho pensato che una persona che tiene aperto un negozio il giorno di Natale senza trascorrere la giornata in famiglia, non ha una vita privata, ma in fondo non sono fatti miei…
Anche dopo pranzo abbiamo continuato a passeggiare seguendo la guida, ma entrati nella zona di Alfama, abbiamo lasciato perdere il tragitto e, dato che abbiamo camminato alla cieca, non ci ho capito molto.
Ad ogni modo, scendendo una discesa è apparso un piccolo fiume.
Alfama è la zona antica di Lisbona ed è come un labirinto tridimensionale.
Era la seconda volta che ci venivo e la prima volta mi è piaciuto perdermici, ma questa volta è stato un po’ diverso.
Essendo un giorno festivo forse anche i servizi pubblici non funzionavano (o forse c’era uno sciopero), ma comunque c’erano sacchi dell’immondizia dappertutto e non era un’atmosfera molto piacevole.
Camminando mi sono resa conto che le persone sembravano un po’ malandate.
Quando sono tornata in pianura, avevo le gambe stanche, ma tornando all’hotel ho represso il desiderio di voler stare in piano, ho preso il tram numero 15 che questa volta era uno nuovo e mi sono diretta verso Belem.
Dal centro di Lisbona bisogna spostarsi un po’ ad ovest.
L’obiettivo erano due monumenti della grande epoca della navigazione: il Padrao Dos Decobrimentos e la Torre di Belem.
Questi due monumenti sono attigui e camminando la distanza tra loro è breve.
Le gambe mi facevano male ma facendomi forza, ho provato una grande soddisfazione.
Era proprio mezzogiorno, la luce del sole era al suo massimo splendore giornaliero e tutto era davvero bello.
Ho visto una cosa interessante.
C’era una famiglia che portava a spasso un cane, ma guardando meglio, non c’era solo un cane, c’era anche un gatto piuttosto grosso.
Quasi un maiale! Lo portavano a spasso con il collare come se fosse un cane.
Era un maiale nero.