Le cose che ci ha raccontato il signor Ishigaki e la barca di vetro alla baia di Kabira

Le cose che ci ha raccontato il signor Ishigaki e la barca di vetro alla baia di Kabira

[Aprile 2017] Il secondo giorno a Ishigaki quando ci siamo alzati contrariamente alle previsioni il tempo era sereno, così ci siamo comprati dei cappelli per il sole e la crema solare e abbiamo deciso di andare a visitare la famosa ba.

Secondo quanto era scritto sulla nostra guida è una bella insenatura con piccole e grandi isolette e anche se non si può nuotare è bello osservare i colori nel mare che cambiano di tonalità a seconda delle ore della giornata.

Però non sapevamo come arrivare sul posto.

La maggior parte delle gente sembra affitti una macchina, perciò la guida spiegava solo come muoversi in macchina.

Noi siamo andati alla stazione degli autobus e abbiamo chiesto informazioni su come muoverci in autobus.

In autobus si poteva andare, ma non riuscivamo a far coincidere i tempi coi nostri, così abbiamo deciso di andare in taxi.

Tutto sommato va bene, anche noi cominciamo a avere la nostra età…

L’autista era molto gentile e ci ha detto un sacco di cose sull’isola.

L’autista ci ha detto che durante la seconda guerra mondiale l’isola non era stata danneggiata come Okinawa dalle violente battaglie, ma aveva subito molti danni per la malaria portata dai soldati dell’esercito giapponese.

Lui diceva questo, ma cercando su internet ho visto che i giapponesi fecero evacuare l’area infestata dalle zanzare della malaria e che quasi 4000 persone morirono per questo sfollamento.

Inoltre la gente si era trasferita nella parte montuosa dell’isola per sfuggire alla malaria, così sulla costa erano venuti a vivere immigrati taiwanesi.

Questi avevano introdotto l’allevamento del bufalo e la coltivazione dell’ananas e  l’agricoltura si era sviluppata  eora le ananas in scatola erano la maggiore produzione dell’isola.

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La barca con fondo in vetro a Kabira

Anche se ora la risorsa principale era diventata il turismo.

L’autista si chiamava Ishigaki.

Ci ha detto che il suo era il quarto cognome più diffuso dell’isola.

Dopo un’altra persona ci ha detto che nell’isola sono tante anche le persone che si chiamano Maeda, scritto con i caratteri 真栄田, anziché 前田, che è la forma più diffusa in Giappone.

Quando siamo arrivati a Kabira era nuvoloso.

Peccato!

Però abbiamo preso una barca la cui base è fatta di vetro, in modo che si possa ammirare il fondale marino.

Lo stesso spettacolo che avevamo visto qualche giorno prima a Tokyo all’acquario del parco di Kasai Rikai si apriva davanti ai nostri occhi.

C’erano tanti tipi di corallo.

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Il mare azzurro di Kabira

La ditta della barca si chiamava “barriera corallina azzurra” e davvero c’era il corallo azzurro.

C’era un corallo a forma di globuli chiamato corallo a patata , un corallo velenoso e altri.

Abbiamo visto dei pesci pagliaccio arancione che mio marito aveva un tempo nel suo acquario.

La cosa particolare di questi pesci è che nascono tutti maschi e in seguito i più grandi divengono femmine.

Questo mi ha ricordato “The Left Hand of Darkness”un romanzo di fantascienza  di Ursula K.Le Guinche che avevo letto quando ero molto giovane.

Dopo il giro in barca abbiamo passeggiato lungo la baia e abbiamo visto un negozio di perle.

Questa ditta aveva avuto buoni risultati nel coltivare le perle nelle ostriche dalle labbra nere.

C’erano molti bei gioielli, ma troppo costosi per le mie tasche.