Dopo aver passato due notti a Barichara in Colombia siamo andati in aereo a Medellin.
Il volo da Bucaramanca era di soli 35 minuti.
Siamo arrivati di sera e il nostro giorno è finito con il check in in hotel.
Il giorno successivo alle 9 ci è venuta a prendere la guida di nome Maria e da qui ci siamo andati a fare un’escursione in una cittadina 80 km a nord-ovest: Santa Fe de Antioquia.
Durante il tragitto Maria ci ha spiegato delle cose su Medellin.
Medellin è la seconda metropoli della Colombia e fino a 20 anni fa era considerata la città più pericolosa del mondo.
“Questo solo per colpa di Pablo, prima era una città bella e sicura” , ha detto.
Il personaggio che lei aveva chiamato familiarmente “Pablo” era Pablo Escobar il re della droga, il boss del “cartello di Medellin”.
Per gli scontri tra di lui, il governo e altre organizzazioni criminali rivali durante gli anni ‘ 80 e ’90 Medellin si era trasformata in un campo di battaglia.
Quando era stato ucciso nel 1993 a poco a poco la pace era tornata nella città.
Nei sobborghi della città erano costruite baracche in mattoni e la guida ci ha detto che la gente povera che vi abitava era fuggita dal confine con Panama, ma la zona non era per questo necessariamente pericolosa.
Essendo più economiche, le case in mattoni sono tante. Poiché, vedendole da lontano, hanno un colore rosa, talvolta Medellin è anche detta “pink city”, la città rosa.
Ascoltando queste spiegazioni siamo arrivati. Santa Fe de Antioquia una cittadina a 500 metri di altezza.
Essendo Medellin a 1500 metri si scende abbastanza e la temperatura sale in modo inversamente proporzionale.
In questo Paese la temperatura più che in base alla posizione cambia secondo l’altitudine.
Santa Fe de Antioquia era simile a Barichara, ma più disordinata.
Le case con le pareti bianche e le strade lastricate in pietra erano le stesse, ma c’era molta più confusone ed era normale essendo molti di più gli abitanti.
Abbiamo saputo da Maria molte cose interessanti e tra queste in particolare una riguardante la festa di fine anno che si fa in questo periodo.
I neri che erano stati portati qui come schiavi mettevano una maschera e solo in questo giorno potevano camminare liberamente per la città come i bianchi.
Ora è una festa a cui partecipano tutti.
Fino ad ora avevamo sentito poco riguardo agli schiavi neri, ma qui abbiamo ascoltato un po’ di storie a riguardo.
Per esempio che la via che sta di fronte al museo di storia di questa città si chiama “Via della tristezza”.
Agli schiavi venivano controllati il bianco degli occhi e altro per vedere se avessero malattie, e i malati venivano massacrati nella piazza antistante la chiesa di Santa Barbara.
Gli spagnoli all’inizio avevano provato a usare come schiavi gli indigeni, ma questi piuttosto che vivere nella condizione di schiavitù preferivano suicidarsi, così iniziarono a prendere schiavi in Africa.
Inoltre fecero in modo che gli schiavi e i nativi non avessero alcun contatto.
Sul rapporto tra spagnoli e indigeni c’è un’altra triste storia.
Gli spagnoli avidi di oro pressavano gli indigeni chiedendo loro dove fossero le “importanti cose colo oro”. Gli indigeni si rifiutavano di rispondere e molti venivano uccisi.
Poi però hanno capito che per gli indigeni “le importanti cose color oro” non erano l’oro, ma il mais.
[Dicembre 2016]