[ Gen.2016 ] Abbiamo volato da Buenos Aires ad Iguazu per vedere le cascate inserite dall’UNESCO nel patrimonio dell’umanità.
Una parte delle cascate si trova in Argentina, mentre l’altra è nel territorio brasiliano.
Al momento dell’atterraggio ci siamo ritrovati nella foresta pluviale e il colore dell’ambiente circostante mi ha fatto ricordare Bali, dove sono stata ormai parecchio tempo fa.
Non siamo andati subito in albergo, ma siamo andati diretti verso il Brasile.
Alla frontiera, le macchine formavano una lunga coda, tuttavia il nostro pullman è stato fatto passare davanti a tutti, perciò siamo entrati in Brasile piuttosto velocemente.
A proposito, i cittadini giapponesi per entrare in Brasile hanno bisogno del visto ed io l’avevo preso con anticipo.
Documento che non viene richiesto agli europei.
Quando camminavamo sulla passerella era facile essere bagnati.
Nonostante indossassimo gli impermeabili acquistati all’ingresso del parco, ad un certo punto eravamo comunque bagnati fradici.
Secondo la nostra guida le cascate hanno la forma di una J e la loro lunghezza è di due chilometri e mezzo.
Il sistema di Iguazu comprende solitamente duecentosettantacinque cascate, ma a volte arrivano anche a trecento, altre volte possono diminuire fino a centocinquanta.
Infatti quando il volume d’acqua aumenta alcune cascate si uniscono e il loro numero diminuisce.
Il giorno in cui siamo arrivati a Iguazu c’era talmente tanta acqua che sfortunatamente abbiamo dovuto rinunciare al giro in barca vicino alle cascate.
Il colore dell’acqua ricordava quello del caffèlatte e in effetti non era molto invitante.