[Giugno 2018]
Il monastero della Sacra di San Michele, in Piemonte, una regione dell’Italia, sorge, imponente, sulla cima di una montagna.
Questo montagna che si chiama Pirchiriano è alta 960 metri.
Anticamente il nome del monte era “Porcariano”, ma richiamando questo nome al maiale, fu cambiato.
Oltre alla montagna del Maiale, c’erano quelle della Capra e dell’Asino e tutte erano legati ai culti dei celti che nell’antichità vivevano in queste zone.
Abbiamo saputo questi particolari da un piccolo opuscolo che abbiamo acquistato.
Una delle ragioni per cui eravamo voluti venire in visita a questo monastero era che esso aveva ispirato Umberto Eco nella scrittura del suo celebre romanzo “Il nome della rosa“.
Il romanzo è un bellissimo giallo ambientato in questo monastero nel 14mo secolo da cui è anche stato tratto un film.
E in effetti la storia di questo monastero risale alla fine del decimo secolo.
Fino al 1622 per circa 600 anni era stato un monastero benedettino. Distrutto in quell’anno era stato dimenticato per circa 200 anni.
Dopo la distruzione ci erano vissuti solo tre monaci, di cui uno pare fosse cieco. Era stato ripristinato come monastero nel 1836.
In quel periodo il re dei Savoia lo elessero come monastero dell’ordine rosminiano.
Vi furono anche portate le tombe di 24 membri della famiglia reale dalla cattedrale di Torino.
Abbiamo visto i sepolcri color cenere nel retro della chiesa.
E’ divenuto nel 1994 uno dei simboli della regione Piemonte e ora è un luogo che nei week end fa 1000-1500 visitatori.
Questo monastero, formando un tutt’uno con la roccia della montagna mi ricordava un villaggio chiamato Monsanto in Portogallo, ma la maestosità dell’edificio mi ricordava il castello di Edimburgo in Scozia.
L’entrata costava 8 euro e davano un dépliant informativo in varie lingue tra cui inglese e giapponese.
La prima cosa che abbiamo visto entrando è stata la lunga e ripida scalinata.
E’ chiamata “Scala della morte! ed era il luogo in cui i monaci erano seppelliti.
L’immagini oscura e fredda si adattava perfettamente al suo nome.
Dentro l’edificio è stata la parte che mi ha impressionato maggiormente.
L’edificio era stato tante volte ampliato e rimodellato e ora c’erano corridoi moderni e anche l’ascensore.
Tra i resti del 12mo-14mo secolo c’è una torre detta Bell’Alda.
Secondo la leggenda una bella fanciulla di nome Alda stava fuggendo via da un soldato che la inseguiva e non ebbe altra scelta che saltar giù dalla torre.
Ma gli angeli la aiutarono, così lei non ebbe nessuna ferita.
Lei forte di questo saltò un’altra volta per soldi e si sfracellò sulla ripida roccia.
Questo monastero era molto bello ed era valsa la pena visitarlo, ma per quanto riguarda i monaci ne abbiamo visto solo uno nella chiesa.
Avevamo usato la navetta dal paese vicino di Avigliana per venire fin qui.
Il viaggio di ritorno costava solo 4 euro.
Forse perché non passa spesso, o non è molto conosciuto, eravamo gli unici passeggeri