Abbiamo visitato Cuba per le vacanze di Pasqua di quest’anno (2010). Dopo le 21, ci siamo sistemati nella stanza 24 del vecchio e piuttosto lussuoso hotel Florida a L’Avana, la capitale.
Il soffitto era abbastanza alto da poter guardare un po’ lontano.
Al piano di sotto si sentivano molte persone ballare salsa con musica dal vivo.
I turisti che hanno praticato la salsa nel loro paese d’origine danzavano con donne che sembravano prostitute. Il tutto pieno di colori coloniali.
Anche il ristorante nel quartiere chiamato “Europa” dove abbiamo mangiato pollo per cena aveva anche lu un soffitto molto alto e, sebbene fosse solo per turisti, c’era musica dal vivo e l’atmosfera era vivace.
Qualche ora prima, eravamo arrivati in taxi dall’aeroporto della Capitale di Cuba.
La strada verso la citta’ era buia, vuota e calda, ricordava il sud-est asiatico e il Medio Oriente, o le campagne della Thailandia e della Turchia, ma quando siamo entrati nella città dell’Avana, gli edifici erano in stile europeo e tra edifici in rovina cerano tnate persone, di colore, bianche ed erano in giro in canotte e pantaloncini.
Ero elettrizzata di essere entrata in un’area culturale che non avevo mai sperimentato prima.
A proposito, il taxi era un’auto francese, ma all’Avana c’erano un bel po ‘di vecchie auto americane che puoi vedere nel nostro album fotografico, e correvano mescolate con l’auto sovietica Lada.
Alcune venivano riparate sul ciglio della strada. Comunque, non vedevo l’ora di vedere tutto alla luce del sole.
Forse a causa di questa atmosfera anacronistica della destinazione, l’aereo di Air France da Parigi a L’Avana era simile ad un jumbo jet di 30 anni fa, con solo uno televisore per tante file e con un suono scadente.
Per un volo di circa 10 ore era troppo poco e lo rendeva molto piu’ lungo da passare.
Dopo l’atterraggio, un annuncio ci disse: “Al momento nessuno è disponibile per noi” e abbiamo dovuto aspettare altri 30 minuti prima di scendere.
Si potrebbe pensare che sia dovuto alla destinazione esotica e molto arretrata ma in effetti queste cose succedono un po dappertutto.
All’inizio al controllo immigrazione hanno pensato che fossi cinese.
Quando hanno scoperto che ero giapponese, sono stata costretta a mettermi in fondo ad una fila perché avevo bisogno di compilare una carta di atterraggio di cui le persone dell’Unione Europea (UE) e cinesi non avevano bisogno, il che mi ha dato un po ‘di fastidio.
Tuttavia, è stato interessante ed esotico vedere che le persone che lavorano in un luogo così burocratico avevano grandi fiori artificiali in testa.
A proposito, il tasso di cambio in questo momento era 1 € = 1 peso (per gli stranieri) e l’impressione era che i prezzi non fossero così economici. La nostra cena a base di pollo e birra ci e’ costata 15,75 pesos.
[Marzo 2010]