Il quarto giorno nell’isola di Ishigaki il tempo era bello e avevamo pensato di andare di nuovo al mare, ma sfortunatamente si è rannuvolato.
Dopo aver valutato varie ipotesi, alla fine abbiamo deciso di prendere un taxi turistico.
Così siamo stati per un’ora guidati dall’autista del taxi che si chiamava Miyakawa.
Prima di tutto ci ha chiesto se avessimo mai bevuto il succo di canna da zucchero e ci ha portato in una fabbrica di biscotti tipici di Okinawa i chinsuko, dove c’era un macchinario per spremere le canne da zucchero.
Penso il posto si chiamasse Centro prodotti dell’isola di Ishigaki (Bussan Centre).
Un bicchiere di succo di canna da zucchero costava 200 yen (1,50 Euro) ed era davvero dolce, ma aveva un sapore come di erba.
La canna da zucchero somiglia davvero alla canna di bambù. Non lo sapevo.
Comprati dei biscotti chinsuko da portare come souvenir ai miei familiari, siamo andati a visitare una tomba cinese là vicino.
Qui nel diciannovesimo secolo, dei lavoratori cinesi, erano venduti come schiavi in America. Dovendo subire condizioni durissime sulla nave, si erano ribellati uccidendo l’equipaggio americano ed erano approdati nei dintorni di Ishigaki.
Ma molti furono uccisi dai soldati anglo americani che li inseguirono, altri morirono di malattia.
Questo mausoleo è stato eretto in loro memoria.
Secondo Miyakawa dopo che era stata abolita la schiavitù per le persone di colore gli anglo americani stavano tentando di sostituire gli schiavi neri con quelli cinesi.
Una storia che fa arrabbiare.
E’ una storia di tempi in cui tutto era basato sulla forza di lavoro umana.
Ora, in un periodo in cui si valuta il potere economico, la Cina è guardata con rispetto da inglesi e americani.
Dopo abbiamo visitato una fabbrica di sale il cui none era “Sale di Ishigaki“.
Prima abbiamo attraversato uno stretto sentiero per arrivare a una bella spiaggia chiamata Baia di Nakura.
Per fare il sale prendono l’acqua a 15 km dalla costa dove la profondità è di 220 metri.。
Poi dividono il sale dall’acqua in dei contenitori di vetro.
Li fanno asciugare con la luce del sole da due settimane a un mese, quindi rimuovono le impurità, dal sale, lo pestano e, poi, dopo un controllo finale, lo mettono in vendita.
L’anziano signore che ci ha spiegato questo stava era proprio nell’atto di pestare i grani di sale.
Vicino a questo posto c’era una struttura chiamata “Centro di bellezza, spa e terapia a base di minerali”.
Non ci siamo stati, ma ho preso un dépliant che diceva che era la prima spa del mondo basata sul sale marino.
Avendo tempo sarebbe bello poterla provare una volta.
[Aprile 2017]