[Maggio 2018]
Passeggiando per Castelsardo una cittadina che si trova in Sardegna ci siamo accorti che ci sono molti negozi che vendono coltelli.
Quelli in vetrina erano soprattutto coltelli da cucina, ma entrando abbiamo visto che c’erano anche tanti coltelli con le lame dalla forma strana.
Ho chiesto cosa fossero e la persona del negozio mi ha detto che erano coltelli da macellaio.
Wow, comunque a noi interessavano i coltelli da tavola.
Siccome erano fatti a mano erano molto costosi.
Il set da 6 coltelli costava 250 euro, quello da due 150 euro.
Dopo aver esitato un po’ abbiamo comprato il set da due.
Il manico era verde e sembra questo sia un colore naturale.
Non erano fatti a Castelsardo, ma a Pattada un paese a 90 km a sud famoso per i coltelli.
I coltelli a chiusura chiamati “Sa resorza” erano il tipo originale e la loro lama ha la forma di una foglia di mirto, che è la pianta da cui è fatto il famoso liquore.
I manici dei coltelli originali sono fatti di corno di muflone un tipo di capra selvatica.
Ci siamo incamminati sulla salita che portava al castello in cima alla collina.
Questa volta abbiamo trovato un’anziana signora che vendeva cestini.
Ne aveva molti allineati in una stanza vuota e sedeva con un certa presenza.
Ci ha fatto vedere un grande cesto, tipo colino e ci ha detto che era per fare gli gnocchi.
Abbiamo comprato un cesto abbastana grande con un disegno a spirale blu che è costato 25 euro.
Siamo andati avanti e abbiamo trovato una donna che in una casa faceva dimostrazioni di come intrecciare i cesti.
C’erano lei e la nonna, che era un’ottima venditrice. Ha iniziato a spiegarci l’arte di intrecciare i cestini.
C’era un cesto antico sul muro e ci ha detto che lo aveva fatto più di quello era 60 anni prima.
Anticamente si portavano le merci intrecciate in città per barattarli col cibo, lenzuola e così via.
La tecnica artigiana era stata passata dalla madre alle figlie.
Ha alzato un cestino verso il sole per mostrarci come era stato intrecciato stretto.
La nipote ne stava intrecciando uno col coperchio che doveva servire a contenere il carasau, il pane tipico della Sardegna.
Abbiamo comprato qui un cestino più piccolo con un disegno molto complicato e l’abbiamo pagato 38 euro.
La nonna ha detto che in passato i tedeschi e i francesi erano buoni clienti, ma ora non avevano soldi.
Sarebbe stata una delle economiste più realiste.
Quest’arte dei cestini è la più importante risorsa dell’artigianato di Castelsardo.
Il castello a cui siamo arrivati alla fine era il museo dei cestini.
I cestini esibiti erano persino più elaborati e complicati di quelli che si fanno ora nella cittadina.